Il consumo di latte e burro, prodotti non fermentati, potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiache nelle donne, secondo una ricerca condotta da Karl Michaelsson dell’Università di Uppsala, pubblicata su ‘Bmc Medicine’. Lo studio ha analizzato come l’assunzione di latte non fermentato possa influenzare il rischio di cardiopatia ischemica (Ihd) e infarto miocardico acuto (MI), suggerendo che sostituire il latte non fermentato con quello fermentato potrebbe ridurre il rischio di queste malattie.
Lo yogurt è un latte fermentato, ma non tutti i latti fermentati sono yogurt; in Italia, per essere chiamato ‘yogurt’, un prodotto deve contenere specifici microrganismi come lo Streptococcus thermophilus e il Lactobacillus bulgaricus. Il kefir è un altro esempio di latte fermentato. La cardiopatia ischemica rappresenta una delle principali cause di mortalità a livello globale, ma non ci sono certezze sugli effetti precisi dei latticini sul rischio di tale patologia.
La British Dietetic Association raccomanda un consumo di tre porzioni di latticini al giorno. Michaelsson e il suo team hanno condotto due studi prospettici su 59.998 donne svedesi, con una media di età di 54 anni, e 40.777 uomini, con una media di 60 anni, escludendo coloro che avevano già patologie cardiovascolari o cancro. Nel corso di 33 anni di follow-up, sono stati documentati 17.896 casi di Ihd, tra cui 10.714 casi di MI. I partecipanti hanno fornito informazioni sulle loro abitudini alimentari riguardo al latte fermentato e non fermentato.
Nei casi femminili, un’assunzione superiore a 300 millilitri al giorno di latte non fermentato è stata associata a un incremento del rischio di Ihd, con percentuali di aumento del rischio che crescevano con quantità maggiori di consumo. Per gli uomini, tuttavia, non è stato osservato un simile aumento del rischio. Sostituendo 200 millilitri di latte non fermentato con latte fermentato, si è registrata una riduzione del rischio di Ihd e MI nelle donne. I ricercatori ipotizzano che il latte non fermentato possa influenzare determinati enzimi e fattori di crescita cardiometabolici. Tuttavia, avvertono che essendo lo studio principalmente basato su partecipanti scandinavi, i risultati potrebbero non essere applicabili ad altre popolazioni, e che non è possibile stabilire un rapporto causale diretto tra l’assunzione di latte non fermentato e l’Ihd.