In tutto il mondo, molte donne in lutto stanno cercando di utilizzare lo sperma dei mariti defunti per diventare madri. Questa pratica, sebbene controversa, ha visto un aumento delle richieste nel corso degli anni, come riportato da Catriona Morton su Wired. Nonostante le critiche da parte di conservatori che la considerano “innaturale” e la credenza che i bambini cresciuti senza padri possano avere svantaggi, esperti affermano che non ci sono prove concrete a sostegno di tali affermazioni.
Il metodo di recupero dello sperma, che solitamente comporta una piccola procedura chirurgica, è stato segnalato per la prima volta in uno studio di caso nel 1980, ma le questioni etiche legate alla pratica rimangono significative. Un esempio recente è quello della fidanzata di Dylan Lyons, un reporter televisivo ucciso in Florida, che ha ottenuto il permesso di recuperare lo sperma del compagno per concepire un figlio attraverso la fecondazione in vitro, in quanto lui desiderava avere figli con lei. Negli Stati Uniti, le linee guida etiche dell’American Society for Reproductive Medicine richiedono un consenso scritto e chiaro da parte del defunto per il recupero post-mortem dello sperma. Tuttavia, ottenere un permesso esplicito è raro, poiché le persone di solito non considerano questa possibilità nelle discussioni sui servizi dopo la morte.
Un ulteriore ostacolo alla pratica è la finestra temporale per il recupero dello sperma, tipicamente limitata a 24 ore dopo la morte. Tuttavia, recenti ricerche hanno suggerito che lo sperma potrebbe rimanere vitale fino a 106 ore, ampliando così le possibilità per l’uso di questa tecnologia.
Le questioni etiche includono il consenso implicito, la capacità di chi è in lutto di prendere decisioni così importanti e le implicazioni per la vita del futuro bambino. Sebbene ci siano preoccupazioni riguardanti i bambini cresciuti senza padri, è importante notare che molte madri single utilizzano già donatori di sperma. L’ASRM, oltre a richiedere un consenso, raccomanda che i partner in lutto aspettino almeno un anno prima di procedere con questa pratica, per garantire un tempo adeguato per la consulenza e il lutto. La dignità del corpo nella morte e le conseguenze psicologiche di tale decisione rimangono argomenti delicati e complessi da affrontare.