Il presidente della FIGC, Gravina, ha ottenuto una vittoria iniziale con l’approvazione della sua riforma nello statuto, ma la situazione nel calcio italiano è ora tesa e divisa. La riforma ha alterato il peso della Serie A, aumentando i rappresentanti da 3 a 4 e il peso elettorale dal 12 al 18%. Tuttavia, la Lega Serie A non accetta queste modifiche, evidenziando il dissenso dei suoi 20 delegati, che hanno completamente disertato il voto sull’approvazione del documento federale, il quale ha comunque ottenuto il 83% dei voti. Otto club, tra cui Lazio, Milan e Napoli, hanno votato contro, mentre dodici, inclusi Roma, Inter, Atalanta e Juventus, si sono astenuti, segnalando una forte disapprovazione.
In risposta, i club della Serie A hanno già avviato un ricorso per contestare la legittimità dell’assemblea, esprimendo un chiaro segnale di conflitto. Lorenzo Casini, presidente della Lega, ha annunciato una riunione per il 18 novembre al fine di decidere la linea d’azione da intraprendere. Gravina, dal canto suo, ha difeso il processo affermando che sono stati fatti sforzi significativi per accogliere le richieste della Serie A, mentre ha denunciato attacchi personali e politiche di potere che minano il calcio.
Le modifiche principali includono l’aumento dei consiglieri federali per la Serie A e la B, mentre la Lega Pro vedrà una riduzione della rappresentanza. Interessante è la fuoriuscita dell’AIA, l’associazione degli arbitri, che è attualmente nel vivo di elezioni presidenziali. La Serie A mantiene la propria autonomia nelle aree di competenza e un diritto di veto nei conflitti con la FIGC.
L’obiettivo principale rimane quello di ottenere supporto dal governo, con la situazione attuale descritta come critica e caratterizzata da assenze di strategie sostenibili. Contemporaneamente, Giorgio Mule’, vicepresidente della Camera, ha confermato le difficoltà del settore, insinuando che i cambiamenti sono solo all’inizio e che è necessaria una risposta concreta per superare le sfide attuali. Le reazioni al nuovo statuto evidenziano una tensione considerevole tra le istituzioni del calcio, mentre la sensazione di cambiamento e bisogno di riforma è palpabile.