La ricerca sui pianeti extrasolari, ovvero pianeti che orbitano attorno a stelle diverse dal Sole, ha compiuto notevoli progressi negli ultimi trent’anni. Oggi non ci si limita solo alla scoperta di nuovi esopianeti, ma si cerca di caratterizzare quelli già noti, esaminando la storia evolutiva delle stelle e l’ambiente circumstellare in cui si trovano. Recenti studi, guidati da Riccardo Spinelli dell’INAF di Palermo, rivelano che alcune stelle di tipo M, in passato considerate poco adatte all’origine della vita, potrebbero invece aver avuto condizioni favorevoli. Queste stelle rappresentano il 75% del nostro universo e, inizialmente, la ricerca di abitabilità si concentrava sulla loro zona abitabile, quella regione in cui un pianeta potrebbe mantenere acqua liquida, essenziale per la vita.
Spinelli spiega che l’abitabilità di un pianeta dipende da vari fattori, inclusa l’atmosfera e la radiazione ultravioletta (UV) della stella madre. La radiazione UV può essere utile per la sintesi di molecole vitali come l’RNA, ma in dosi elevate può risultare dannosa. È stato dimostrato che una certa quantità di radiazione UV è necessaria per la formazione dei mattoni fondamentali della vita, mentre una dose eccessiva può distruggere biomolecole.
L’analisi delle stelle di tipo M mostra che, nella loro giovinezza, erano più luminose nelle bande UV, rendendo le loro zone abitabili più esterne rispetto a quelle attuali. Quando queste stelle erano più giovani, le zone abitabili si sovrapponevano a quelle UV, creando potenzialmente condizioni favorevoli per l’emergere della vita.
Lo studio si basa su osservazioni dal telescopio spaziale Swift della NASA e dal satellite Galex, che hanno permesso di ricostruire l’evoluzione della luminosità UV delle stelle. È emerso che le condizioni favorevoli alla vita potrebbero essere state più comuni nella nostra galassia, anche se per periodi variabili. Tuttavia, è importante notare che le stelle M più fredde, con temperature inferiori ai 2500 gradi Celsius, sono escluse da questo fattore di abitabilità . In conclusione, si stima che le condizioni per l’origine della vita attorno a stelle M siano state presenti per periodi significativi, sfidando l’idea che queste stelle siano drasticamente inospitali.