Il video di un domatore che usa oggetti e fruste per controllare i leoni del circo di Licola, in provincia di Napoli, ha suscitato indignazione in tutta Italia. La maggioranza concorda su un punto: gli animali non dovrebbero stare nei circhi. Indipendentemente dalla loro provenienza, la vita circense non garantisce il benessere degli animali e va contro la loro etologia. Il 27 dicembre si svolgerà un flash mob a Licola per chiedere la fine degli spettacoli con animali a Napoli.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che consente ancora questi spettacoli, a causa di una legislazione che, sebbene esistente, è stata costantemente rinviata. La Legge-delega 106 del 2022, che intende vietare gli animali nei circhi, ha subìto quattro proroghe, l’ultima delle quali fissata per il 14 agosto 2025, creando frustrazione tra gli attivisti. Gianluca Felicetti, Presidente della Lega Anti Vivisezione, ha evidenziato come l’Italia, nonostante la sua tradizione circense, stia procedendo più lentamente rispetto ad altri Paesi che già hanno proibito l’uso di animali nei circhi. La petizione da lui promossa ha raccolto oltre 140.000 firme per un divieto definitivo.
Le proroghe sono dovute alla complessità della normativa, che interessa vari aspetti dello spettacolo dal vivo. La legge prevede il “superamento” degli animali nei circhi, con il significato di abolizione, ma vi sono interpretazioni che parlano di un cambiamento graduale. La determinazione di una data certo per l’abolizione è cruciale. Una volta attuata la legge, gli animali resteranno di proprietà dei circensi, che decideranno il loro destino. In Italia, l’uccisione degli animali è vietata, salvo eccezioni, quindi si auspica che gli animali ricevano una pensione adeguata e non vengano trasferiti in circhi di Paesi che ancora li utilizzano.
Si spera che, con i fondi per la riconversione degli spettacoli, il circo possa reinventarsi senza animali, mantenendo viva una tradizione che ha perso il favore del pubblico. Un esempio positivo è quello della famiglia del Circo Medrano, che ha già abbandonato l’uso degli animali, dimostrando che una riconversione è possibile senza perdere posti di lavoro.