sabato, Ottobre 5, 2024
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Super Mario con il bazooka: Investimenti o lenta agonia per l’UE?

Mario Draghi è tornato a Bruxelles con un messaggio chiaro: l’Europa deve cambiare rapidamente per evitare di soccombere. Nel suo rapporto “Il futuro della competitività europea”, presentato il 9 settembre, ha affermato che l’UE deve investire tra 750 e 800 miliardi di euro all’anno per migliorare la competitività e garantire la sicurezza, colmando così il divario con Stati Uniti e Cina. Con toni decisi, Draghi ha avvertito: “l’Europa o cambia o muore”, sottolineando un’urgente necessità di un rinnovamento radicale per affrontare le sfide globali.

Richiamando alla memoria il Piano Marshall, che ha contribuito alla ricostruzione dell’Europa post-bellica, Draghi ha tracciato un parallelo con la situazione attuale, sostenendo che l’UE ha bisogno di un piano simile, di dimensioni molto superiori, per non restare indietro. Il suo intervento evoca la storica affermazione “Whatever it takes” pronunciata nel 2012, un appello decisivo durante la crisi del debito sovrano.

La proposta di Draghi si inserisce in un contesto economico europeo difficile, caratterizzato da tensioni geopolitiche e una competizione crescente con le economie di USA e Cina. È una chiamata all’azione per l’Unione Europea, la quale rischia di essere travolta da ostilità interne e diffidenza. Il piano prefigura una mobilitazione economica di scala storica, richiedendo decisioni da parte della Commissione Europea, che potrebbero non essere immediate.

Tuttavia, la reazione alla proposta non è stata unanime. La Germania, tramite il ministro dell’economia Christian Lindner, ha subito manifestato il proprio dissenso, mentre Francia e Italia hanno mostrato un’apertura maggiore verso le idee di Draghi. Questo contrasta con la realtà che la Germania, pur critico, è attualmente una delle principali vittime delle proprie politiche di austerità. È un paradosso che pone interrogativi sulla possibilità che il rapporto di Draghi venga ignorato o ostacolato.

In sintesi, il ritorno di Draghi a Bruxelles rappresenta non solo un forte sollecito all’azione, ma anche una chiara indicazione delle sfide che l’Europa deve affrontare per rimanere competitiva nel panorama globale: una questione di vita o di morte per l’Unione Europea.

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