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sabato, Novembre 9, 2024
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Tassa quadruplicata! L’aliquota sale al 26%!

Le recenti modifiche alla tassazione su un bene d’investimento come l’oro stanno attirando l’attenzione pubblica, in particolare per l’aumento significativo della relativa imposta sulle plusvalenze. A partire dal 2024, l’aliquota del 26% verrà applicata sull’intero importo della vendita dell’oro, contrariamente alla precedente regolamentazione, che si basava su un guadagno presunto del 25% del totale incassato. In pratica, prima si pagava il 26% solo sul guadagno presunto, che si traduceva in un’aliquota effettiva del 6,5% sull’intera vendita. Con l’introduzione di questa nuova norma, l’imposta ha quindi subito un incremento notevole, triplicando il carico fiscale per i venditori.

L’oro, che è stato reso accessibile all’acquisto e alla vendita per i privati in Italia circa venticinque anni fa, è un investimento tradizionale con particolare attrattiva in tempi di incertezza economica. Prima dell’approvazione della legge n.7 nel gennaio del 2000, l’oro era soggetto al monopolio dell’Ufficio dei cambi. Oggi, l’imposta su tale bene d’investimento è esente da IVA, ma si applica sull’eventuale plusvalenza derivante dalla vendita.

La nuova normativa fiscale colpisce duramente coloro che detengono oro senza documenti di acquisto. Molti cittadini italiani possiedono gioielli, monete o lingotti d’oro ricevuti in regalo o per eredità, senza avere la relativa documentazione. La situazione diventa ingiusta, poiché la plusvalenza tassata non considera il tempo intercorso dal momento dell’acquisto e può apparire sproporzionata rispetto a guadagni realizzati nel lungo termine.

Inoltre, la nuova tassazione sul guadagno da oro è comparata ad altre forme di investimento, come azioni e obbligazioni, ma non trova riscontro per altri beni come immobili o opere d’arte, dove l’imposizione avviene su base differente. Questo ha generato un malcontento tra gli investitori, che vedono la normativa come eccessivamente punitiva. La finalità originaria di combattere le speculazioni potrebbe risultare compromessa dall’adozione di misure fiscali troppo rigide, che penalizzano chi investe in beni reali e non realizza profitto immediato.

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