Le maree terrestri, causate dall’attrazione gravitazionale della Luna e del Sole, possono attivare faglie sottomarine, innescando emissioni di metano, un gas serra potente, nell’oceano e nell’atmosfera. Questa dinamica potrebbe anche influenzare l’attività sismica delle faglie, cambiando la nostra comprensione delle origini di alcuni terremoti. Un nuovo studio condotto dall’Institut Francais de Recherche pour l’Exploitation de la Mer (Ifremer) e pubblicato sul ‘Journal of Geophysical Research: Solid Earth’ esplora questi fenomeni.
Nel contesto dei progetti Anr Blame e Doors, i ricercatori dell’Ifremer hanno indagato su come si attivino le faglie sottomarine concentrandosi su una sezione del margine romeno nel Mar Nero. Nel 2021, hanno partecipato a una spedizione a bordo della nave ‘Pourquoi pas?’, gestita dall’Ifremer. Durante l’operazione, hanno distribuito sensori, inclusi piezometri sviluppati da Ifremer, per misurare le variazioni di temperatura e pressione nei sedimenti sottomarini lungo due faglie distanti 790 metri.
Il monitoraggio si è svolto in due fasi: una campagna iniziale di 15 giorni a settembre 2021 e una seconda fase che va da ottobre 2021 a maggio 2023. Alla fine della prima fase, gli scienziati hanno deciso di mantenere i piezometri per 18 mesi per un’osservazione continua. I dati iniziali hanno mostrato anomalie di temperatura e pressione, suggerendo un degassamento attivo di metano sincronizzato con i cicli di marea terrestri di circa 12 ore. Tuttavia, durante la fase successiva, non è emersa alcuna prova di questa interazione.
È stata notata una contrastante situazione: quando la pressione del fluido all’interno della faglia era alta, un incremento di pressione dovuto alle maree poteva riattivare la faglia e liberare gas. Al contrario, se la pressione era bassa a causa di un’incompletezza del processo di ricarica, la faglia risultava meno sensibile alle maree. Vincent Riboulot, geologo marino dell’Ifremer, ha spiegato che il gas rilasciato nella prima fase ha portato a una diminuzione della pressione, rendendo la faglia insensibile alle maree, il che giustifica l’assenza di degassamento nella seconda fase.
Questi risultati possono avere implicazioni oltre il Mar Nero, ampliando la comprensione dei terremoti globali. Identificare il ruolo della sovrapressione dei fluidi nella riattivazione delle faglie potrebbe migliorare il monitoraggio dei rischi sismici e il tracciamento delle emissioni di metano, influenzando potenzialmente il cambiamento climatico.