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Terzo Suicidio a Regina Coeli: I Garanti Richiedono la Chiusura della VII Sezione

Un altro suicidio si è verificato nel carcere di Regina Coeli, il terzo dall’inizio dell’anno, questa volta nella VII sezione. La vittima è un uomo di cinquant’anni, arrestato per la prima volta lo scorso 25 agosto. Le autorità locali, tra cui Stefano Anastasìa e Valentina Calderone, Garante per i detenuti della Regione Lazio e di Roma Capitale, sottolineano la grave situazione del sovraffollamento carcerario. Attualmente, nel carcere di Regina Coeli ci sono 1168 detenuti contro i 626 posti disponibili, creando un ambiente favorevole al rischio di suicidi, che stanno aumentando nel settore penitenziario.

Il Garante nazionale ha segnalato un incremento del 19% dei suicidi tra i detenuti rispetto all’anno precedente e il sovraffollamento ha raggiunto una media del 131,77%. Questi dati spingono a una riflessione urgente e profonda sulle condizioni generali delle carceri in Italia, in particolare a Roma. Le autorità locali reclamano un intervento decisivo da parte del Governo, che non può rimanere indifferente a questa situazione inaccettabile. La Presidente dell’Assemblea capitolina, Svetlana Celli, ha espresso l’intento di organizzare una seduta straordinaria dell’Assemblea all’interno del carcere di Rebibbia. Questo passo è visto come una maniera per rimanere in contatto con i detenuti, facendo riconoscere loro i diritti e la dignità che meritano, e promuovendo iniziative di riabilitazione e reinserimento sociale.

Ilaria Cucchi, senatrice di Avs, ha definito la situazione nelle carceri italiana come indegna per uno Stato di diritto. Ha messo in evidenza la necessità di spazi adeguati e personale qualificato per prevenire ulteriori tragedie, evidenziando il fallimento attuale del sistema penitenziario, che appare abbandonato e inefficiente. Ha spiegato che in un contesto in cui il carcere dovrebbe essere un luogo di recupero, la dignità e il rispetto della vita umana sono gravemente compromessi. La richiesta di intervento immediato è forte, perché ogni giorno rappresenta un rischio concreto per la vita di detenuti e personale carcerario. Il degrado delle condizioni carcerarie richiede una risposta urgente prima che altre vite vengano armeggiate da una situazione insostenibile.

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