Svolta significativa nell’inchiesta sulla corruzione riguardante il porto di Genova e la Regione Liguria, con l’ex governatore Giovanni Toti che ha deciso di patteggiare una pena per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Arrestato nel maggio scorso e messo agli arresti domiciliari, Toti ha scelto di rinunciare al processo con rito immediato, in programma per il 5 novembre, accettando di non difendersi nel merito. La Procura di Genova ha avallato questa decisione, confermando il proprio impianto accusatorio. Il giudice dell’udienza preliminare dovrà ora approvare l’atto.
Toti patteggerà una pena sostituita da 1.500 ore di lavori socialmente utili, con un accordo che include anche un’interdizione temporanea dai pubblici uffici e la confisca di 84.100 euro. Anche Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale di Genova e Savona, ha concordato un patteggiamento, con una pena di tre anni e cinque mesi, oltre a un’ interdizione dai pubblici uffici e la confisca di oltre 100.000 euro. Anche in questo caso, sarà il giudice a decidere sulla richiesta.
Toti ha commentato la situazione sottolineando che, sebbene l’accordo offra un certo sollievo nel riconoscere parte della sua innocenza, rimane in piedi una accusa difficile da dimostrare: la corruzione impropria, che si basa su atteggiamenti piuttosto che su atti concreti. Egli ha espresso la sua convinzione che la fine del caso possa finalmente portare chiarezza in una vicenda che ha pesato sulla reputazione istituzionale e sul sistema politico, richiamando l’attenzione sulle norme ambigue che regolano la politica e la giustizia in Italia.
Il legale di Toti, avvocato Stefano Savi, ha dichiarato che l’accordo riconosce come Toti non abbia mai tratto vantaggio personale dalle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate esclusivamente per attività legittime. Le accuse di corruzione risultano quindi ridimensionate, ad eccezione della corruzione impropria riguardante atti legittimi. Dopo oltre tre anni di indagini, Toti si impegna a completare le 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e restituire le somme contestate.