Una foto su Facebook ritrae delle scarpette da bambino su un letto, con la luce che illumina il volto di una donna in procinto di partorire, mentre “Welcome Sasha” è ricamato in blu su una coperta bianca. Andreaa Antochi, 30 anni, non ha potuto accogliere il suo primo figlio, poiché entrambi hanno perso la vita durante il parto. Dopo un lungo travaglio, il suo cuore si è fermato nonostante un’ora di tentativi di rianimazione, e il bambino è nato privo di vita. La Procura di Pavia ha avviato un’indagine per omicidio colposo per verificare le eventuali responsabilità del personale sanitario coinvolto.
La mamma, giovane e con una gravidanza apparentemente normale, ha iniziato a riscontrare problemi quando è stata programmata l’induzione del parto, una procedura per stimolare il travaglio. Nella notte tra lunedì e martedì, la situazione è peggiorata: Andreaa ha cominciato a stare male e, dopo ore di travaglio, ha sofferto di una grave crisi respiratoria, che ha condotto a un arresto cardiaco e ai tentativi disperati di rianimazione.
Per fare chiarezza sull’accaduto, sono necessarie indagini approfondite. Queste comprenderanno autopsie, l’analisi dei documenti clinici sequestrati e l’audizione dei medici coinvolti. L’ospedale ha dichiarato di essere “in lutto” e di voler offrire “piena collaborazione” alle autorità di giustizia per fare luce su quanto accaduto, soprattutto per il marito di Andreaa, Catalin Florin Lovin, che ha trovato la forza di esprimere il suo dolore con un messaggio straziante: “Vi amerò per sempre, addio amori miei”.
Anche la comunità di amici e familiari, colpita dalla tragedia, desidera chiarimenti e ha organizzato una manifestazione davanti all’ospedale San Matteo. Hanno invitato la gente a unirsi a loro per chiedere giustizia e affinché eventi del genere non si ripetano, sottolineando che “non è giusto morire così” e accusando il personale medico di aver fatto soffrire Andreaa fino all’ultimo.