Si parla frequentemente di sicurezza sul lavoro, ma l’azione concreta sembra scarseggiare. Le proteste, gli scioperi e le dichiarazioni dei sindacati rimangono spesso fumosi e insufficienti. Nonostante l’importanza della prevenzione e dell’addestramento per i lavoratori in settori ad alto rischio, i problemi persistono. Secondo l’Ispra, ci sono 974 stabilimenti in Italia a rischio di incidenti, coinvolgendo 756 comuni. Tuttavia, il numero di controlli è inadeguato: effettuati ogni tre anni e condotti da sole sei persone a livello nazionale.
Un esempio drammatico è il recente incidente a Calenzano, dove un’esplosione in un deposito Eni ha provocato cinque morti e nove feriti. L’ultima ispezione in questo stabilimento risale al 2017, evidenziando l’inefficienza dei controlli. Anche l’incidente al porto di Genova ha suscitato indignazione. Roberto Gulli, segretario della Uil Trasporti di Liguria, ha sottolineato la necessità di migliorare le istruzioni per prevenire simili incidenti, evidenziando come la formazione dei lavoratori necessiti di investimenti più consistenti.
La situazione è allarmante: nelle ultime 24 ore, tre operai sono morti, due in Sardegna e uno a Genova, contribuendo a un bilancio tragico. I dati INAIL indicano 890 decessi sul lavoro nei primi dieci mesi del 2024, un incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si teme di avvicinarsi ai dati del 2023, che registrano 1.041 morti, con una media di quasi tre incidenti mortali al giorno. Spesso si trascurano anche i feriti, come nel caso di un incidente a Reggio Emilia, dove tre operai sono stati coinvolti senza che si parlasse di errore umano, ma di “turni inaccettabili”.
La frustrazione dei lavoratori è palpabile, come dimostra uno striscione a Genova che chiede di fermare le morti sul lavoro. Colleghi delle vittime esprimono l’inaccettabilità di non tornare a casa. Anche figure religiose, come l’arcivescovo di Matera, hanno espresso la loro stanchezza nel dover celebrare i funerali per morti sul lavoro. Nonostante le numerose direttive sulla sicurezza dopo il disastro di Seveso nel 1976, i risultati sono deludenti e l’inefficienza nella protezione dei lavoratori continua a essere un problema grave e pressante.