L’ipotesi che l’embolia da liquido amniotico abbia causato la morte di Andreea Mihaela Antochi e del suo bambino, Sasha, sarà oggetto di valutazione durante l’autopsia prevista per lunedì. Andreea, di 30 anni, è deceduta dopo un lungo travaglio avvenuto tra il 16 e il 17 dicembre presso il Policlinico San Matteo di Pavia, durante il quale ha manifestato gravi sintomi di insufficienza respiratoria culminati in arresto cardiaco. Nonostante i tentativi di rianimazione durati oltre un’ora, non è riuscita a sopravvivere, e neppure il neonato ha potuto salvarsi.
Il legale della famiglia, Ferdinando Mauro Miranda, ha fatto sapere che all’autopsia parteciperanno esperti, inclusi un medico legale, un ginecologo e un anatomopatologo, per determinare la natura della patologia intervenuta. L’avvocato ha ricevuto “carta bianca” dal marito di Andreea, Florin Catalin Lovin, per condurre ogni accertamento utile a chiarire l’accaduto.
L’embolia da liquido amniotico è una complicanza rara durante il parto, che si verifica principalmente durante il travaglio e potrebbe aver influenzato la crisi respiratoria di Andreea, che prima non aveva mai rivelato problemi di salute. Anche la Procura sta indagando per omicidio colposo, cercando eventuali responsabilità da parte del personale sanitario presente durante il parto. Il Policlinico San Matteo parteciperà all’autopsia con i propri consulenti, al fine di valutare se la condotta medica sia stata appropriata e se avrebbero potuto riconoscere tempestivamente l’embolia da liquido amniotico.
Il legale conclude sottolineando che se la condizione non viene rilevata in tempo, diventa difficile prevenire le conseguenze più gravi. La mattina di lunedì si svolgeranno gli accertamenti decisivi per risolvere il caso e fornire chiarezza su quanto accaduto durante il travaglio di Andreea, un episodio tragico che ha scosso la comunità e suscitato interrogativi sulla sicurezza delle pratiche nella gestione del parto.