Michael Smith, un musicista americano di 52 anni, è stato arrestato per una sofisticata frode legata alle royalty dei servizi di streaming musicale. Famoso per il suo ampio repertorio di canzoni generate con intelligenza artificiale, Smith ha utilizzato un sistema di automazione per manipolare le riproduzioni delle sue tracce su piattaforme come Spotify, Apple Music e Amazon Music. Dal 2017, il suo piano gli ha fruttato circa un milione di dollari all’anno, grazie a miliardi di riproduzioni delle sue canzoni, ottenute tramite software appositamente programmati.
Le accuse contro di lui comprendono frode telematica e riciclaggio di denaro, con il rischio di una condanna fino a 40 anni di detenzione. Smith ha implementato un complesso schema di frode, creando migliaia di profili falsi e utilizzando bot per riprodurre in loop le sue canzoni. Ogni brano veniva ascoltato miliardi di volte, attraverso profili che accedevano da diverse località. Tra i titoli delle sue canzoni c’erano “Zygotic Washstands” e “Zymotechnical”, associati a band fittizie e distribuiti tramite indirizzi e-mail creati ad hoc. Così facendo, Smith è riuscito a raccogliere enormi guadagni dalle royalty, anche se gli ascolti erano in realtà artificiali.
Nel 2019, Smith ha raggiunto guadagni mensili di 110.000 dollari, ma le autorità hanno iniziato a indagare sulle anomalie già nel 2018, dopo che le società di distribuzione musicale avevano ricevuto segnalazioni di abusi sullo streaming. Nonostante le accuse, Smith ha negato le irregolarità, sostenendo che la frode non esiste e preannunciando un possibile ricorso legale contro le accuse. Il suo caso è il primo esempio documentato di manipolazione delle royalty musicali attraverso i servizi di streaming e ha sollevato interrogativi su come prevenire simili frodi in futuro.
Le indagini da parte delle autorità sono ancora in corso per identificare modalità di prevenzione più efficaci, a fronte di un fenomeno che rischia di compromettere l’integrità del settore musicale nell’era digitale. Questo caso non solo mette in luce le problematiche legate alle pratiche fraudolente, ma sottolinea anche l’importanza della regolamentazione e della protezione dei diritti degli artisti nel panorama musicale contemporaneo.