Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca innesca il panico nelle borse europee, contrariamente alla crescita di Wall Street. Questa divergenza di reazioni tra Europa e Stati Uniti evidenzia posizioni politiche distinte, con le destre europee come quelle di Orban e i partiti italiani come Lega e Fratelli d’Italia che applaudono all’en plein repubblicano. Tuttavia, la preoccupazione principale riguarda le politiche economiche neo-protezioniste di Trump, in particolare il timore di aumenti nei dazi che potrebbero compromettere l’export europeo verso gli Stati Uniti, aggravando una crisi economica già in atto.
In Italia, Giorgia Meloni ha buoni rapporti con Elon Musk, sostenitore di Trump, e guida un partito gemellato con i Repubblicani americani. Matteo Salvini è un altro sostenitore di Trump, mentre le opposizioni, rappresentate da Elly Schlein e altri, avvertono dei rischi legati alle politiche protezioniste. Giuseppe Conte, tuttavia, esprime ottimismo, sperando in una rapida risoluzione dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente sotto la guida di Trump.
La guerra in Medio Oriente complica ulteriormente il quadro. Netanyahu esprime entusiasmo per Trump, il quale ha precedentemente sostenuto l’azione militare israeliana a Gaza. È previsto che la nuova amministrazione americana non insisterà sul rispetto del diritto internazionale, lasciando quindi spazio a un’azione militare senza tenere in considerazione le vittime civili.
Le preoccupazioni non riguardano solo l’Europa, ma anche le istituzioni internazionali come la NATO, che Trump ha sempre sostenuto, ma che ora potrebbe richiedere un finanziamento maggiormente a carico delle nazioni europee. La presidenza Biden è stata criticata da Trump, in particolare per il sostegno all’Ucraina contro l’invasione russa, il che preoccupa il presidente Zelensky.
Nei rapporti con la Cina, Trump individua nel paese asiatico il principale nemico economico, piuttosto che nella Russia. La sua prevista politica di dazi colpirà la Cina, ma le prime reazioni di Pechino sembrano puntare a una non aggressione verso la nuova amministrazione americana. La questione di Taiwan rimane comunque critica, con Trump improbabile a cedere.