Il pm di Venezia, Andrea Petroni, ha richiesto l’ergastolo per Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, proprio il 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne, in cui Giulia è diventata un simbolo. Nella sua requisitoria, Petroni ha portato alla luce dettagli allarmanti riguardo alla relazione tra Giulia e Turetta. La forte gelosia di Filippo lo portava a controllare ogni aspetto della vita di Giulia, costringendola a limitare i contatti con amiche e familiari, al punto da non poter nemmeno telefonare alla madre malata. Amiche di Giulia hanno testimoniato la sua mancanza di libertà, descrivendo come Turetta fosse geloso delle amicizie femminili e instaurasse continui litigi per il timore che Giulia potesse rompere la relazione.
Filippo ha persino installato un software spia sul cellulare di Giulia, dimostrando un comportamento molto controllante. In un’occasione, Giulia è fuggita da un’aula universitaria dopo un litigio, suggerendo come fosse opprimente la presenza di Turetta. Petroni ha evidenziato che l’omicidio sembra essere stato premeditato, basandosi su prove raccolte durante l’inchiesta, piuttosto che sulle affermazioni di Turetta. Durante la requisitoria, si è negato il possibile uso di scusanti per il giovane, sottolineando invece la sua responsabilità e le azioni preparatorie all’omicidio.
In particolare, nei giorni precedenti al crimine, Turetta aveva redatto una lista degli acquisti necessari per compiere il reato e aggiornava costantemente la lista, evidenziando l’intento pianificato. Petroni ha respinto anche l’idea di una volontà suicidaria da parte di Turetta, basandosi sulle sue dimostrazioni di vita e comportamento dopo l’arresto. La requisitoria si è svolta in un clima di attenzione sia da parte del pubblico che dei media, con Turetta presente in aula, sempre silenzioso e prostrato. L’accusa ha mantenuto il focus esclusivamente sui fatti concreti e su quanto emerso dalle indagini, respingendo qualsiasi elemento che potesse distrarre dal tema centrale del processo.