Le politiche europee hanno storicamente tollerato una bassa crescita salariale per incrementare la competitività esterna, accentuando così un ciclo debole tra reddito e consumo. Nonostante vi fosse spazio fiscale per i governi di affrontare la debole domanda interna, finché non è giunta la pandemia, in Europa si è scelto di non sfruttarlo. Mario Draghi, in un discorso a Parigi, ha evidenziato che i responsabili politici hanno optato per un modello economico incentrato sulla domanda estera e sull’export di capitale, supportato da salari bassi. Tuttavia, ha avvertito che tale modello non è più sostenibile.
Draghi ha anche messo in luce come il mercato cinese si stia rivelando meno favorevole per i produttori europei, dato il rallentamento della crescita e l’aumento della competitività locale. Questo ha aumentato la dipendenza dell’Europa dal mercato statunitense, mentre la nuova amministrazione americana sembra riluttante a svolgere il ruolo di acquirente principale. Secondo Draghi, l’Europa deve confrontarsi con una strategia attuata dagli Stati Uniti per ridurre i surplus commerciali con i suoi principali partner, inclusa la Cina.
Inoltre, Draghi ha sottolineato l’importanza di combattere per mantenere i valori e la società che l’Europa ha promesso. Ha dichiarato che non esiste un diritto immutabile per mantenere la società come la desideriamo e che sarà necessario fare uno sforzo per preservarla. Se l’Unione Europea continuerà a crescere al tasso medio di produttività dal 2015, tra 25 anni l’economia avrà le stesse dimensioni attuali, portando a stagnazione delle entrate fiscali. Tale situazione comporterebbe un surplus fiscale per evitare l’aumento del rapporto debito/PIL, mentre gli impegni di spesa non diminuirebbero di pari passo con il PIL.
Le passività pensionistiche non finanziate nell’UE variano dal 150% al 500% del PIL, e si stima che serviranno da 750 a 800 miliardi di euro all’anno per finanziare investimenti in settori cruciali come energia, difesa, digitalizzazione e ricerca e sviluppo. Questi investimenti non solo rispondono a esigenze urgenti, ma saranno determinanti per garantire che l’Europa resti inclusiva, sicura, indipendente e sostenibile nel futuro.