23 Settembre 2024

Un Salto Preoccupante: 15.000 Infermieri e 9.000 Medici Abbandonano la Sanità Pubblica Italiana tra il 2021 e il 2022

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Tra il 2021 e il 2022, oltre 15.000 infermieri e circa 9.000 medici hanno lasciato la sanità pubblica italiana, come emerso da un’indagine condotta dal Nursing Up, il sindacato degli infermieri. L’analisi si basa su dati del Ministero della Salute e della Ragioneria dello Stato, esaminando la situazione complessiva del personale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e confrontandola con i dati europei emersi dal Rn Work Project, un sondaggio decennale sulla professione.

I risultati della ricerca indicano che la situazione nel settore sanitario non è rosea neanche in altri paesi europei. Tra i motivi principali che spingono i professionisti a lasciare le loro posizioni vi sono retribuzioni poco gratificanti e la sindrome da burnout. Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, sottolinea che il report evidenzia una percentuale alta di abbandono tra gli infermieri nei primi due anni post-laurea, che arriva fino al 18% nei paesi anglofoni, mentre la percentuale di dimissioni si attesta tra il 2 e il 3% tra coloro che hanno almeno 10 anni di esperienza.

Le ragioni dell’abbandono della professione sono molteplici: turni massacranti, un incremento delle aggressioni nei luoghi di lavoro e retribuzioni non adeguate all’aumento del costo della vita, oltre a un crescente numero di malattie professionali. De Palma osserva che, sebbene la percentuale di abbandono tenda a diminuire con l’avanzare dell’età e dell’esperienza lavorativa, c’è comunque una significativa parte degli infermieri, circa il 55%, che si trova in una condizione di forte stress e sta considerando la possibilità di lasciare la professione o di cambiare reparto.

La ricerca rivela anche una diffusa sfiducia delle categorie professionali nei confronti delle istituzioni, ritenute incapaci di apportare cambiamenti positivi nel breve termine. Oltre il 40% dei professionisti dei sistemi sanitari più sviluppati ha segnalato di aver subito almeno un’aggressione fisica, contribuendo a un clima di insoddisfazione generale. Questo porta molti infermieri a interrogarsi sulla sostenibilità della loro carriera nel settore sanitario.

In sintesi, la fugace diminuzione del personale sanitario, causata da fattori come il burn-out, le retribuzioni inadeguate e l’aumento delle aggressioni, solleva preoccupazioni significative non solo per la sanità pubblica italiana, ma anche per il contesto europeo più ampio. L’allerta lanciata da Antonio De Palma mette in evidenza la necessità di interventi concreti e urgenti per garantire la stabilità e il benessere dei professionisti del settore sanitario. La scarsa fiducia nelle istituzioni e le crescenti difficoltà lavorative richiedono un’attenzione immediata per evitare il deterioramento ulteriore della situazione nelle cure sanitarie pubbliche.

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