Una fossa comune contenente almeno 100.000 corpi di persone vittime del regime dell’ex presidente Bashar al-Assad è stata scoperta nei pressi di Damasco. Questa informazione proviene da Mouaz Moustafa, capo dell’ong Syrian Emergency Task Force, il quale ha identificato il sito di al-Qutayfah, situato a 40 km a nord della capitale siriana, come uno delle cinque fosse comuni a lui note. Moustafa ha dichiarato che 100.000 rappresenta una stima estremamente cauta del numero di corpi sepolti in questo luogo.
Nel frattempo, l’inviato speciale dell’ONU in Siria, Geir O. Pedersen, ha messo in guardia sul fatto che il conflitto in Siria è tutt’altro che risolto. Pedersen ha recentemente incontrato a Damasco una delegazione della Syrian Negotiations Commission (Snc), che include rappresentanti di diverse fazioni militari coinvolte in recenti operazioni nel paese. Durante l’incontro, l’inviato ha sottolineato i recenti scontri tra gruppi curdi e forze sostenute dalla Turchia nel nord della Siria.
Pedersen ha riferito che ci sono stati significativi aumenti di ostilità nell’area nelle ultime due settimane, che hanno preceduto la mediazione di un cessate il fuoco. Tuttavia, la tregua di cinque giorni è ora scaduta, e l’inviato ha espresso forte preoccupazione per le segnalazioni di una possibile escalation militare. Ha avvertito che un ulteriore aumento della violenza potrebbe avere conseguenze catastrofiche.
In questo contesto drammatico, la scoperta della fossa comune evidenzia le dimensioni tragiche del conflitto siriano e l’urgente necessità di una soluzione politica e umanitaria. La situazione in Siria resta critica, con continue violenze che minacciano la stabilità della regione e la vita dei civili. Le dichiarazioni di Moustafa e Pedersen mettono in evidenza la gravità della crisi e la necessità di monitorare attentamente gli sviluppi sul campo.
