In una conferenza stampa prima della partita di Champions League tra Real Madrid e Milan, Carlo Ancelotti esprime la sua profonda tristezza per quanto accaduto a Valencia, affermando che il calcio avrebbe dovuto fermarsi in seguito a questo tragico evento. Ancelotti spiega che, nonostante l’importanza della partita, non ha voglia di discussioni calcistiche in questo momento critico per il Paese. Sottolinea come la sofferenza della gente renda difficile, se non impossibile, parlare di calcio. Il suo approccio è chiaro: il calcio, sebbene importante, deve passare in secondo piano di fronte al dolore e alle difficoltà che le persone stanno affrontando.
Ancelotti fa riferimento alle recenti partite di Liga, dove solo due incontri, Valencia-Real e Villarreal-Rayo, sono stati rinviati, chiedendosi perché tutte le partite non siano state sospese. Riconosce che come professionisti sono obbligati a continuare a lavorare, ma senza entusiasmo. Il tema del Pallone d’Oro, in questo contesto, risulta insignificante. Per Ancelotti, il calcio dovrebbe essere una celebrazione, ma è difficile fare festa quando la popolazione sta soffrendo. Esprime la sua comprensione per la frustrazione delle persone che hanno subito perdite enormi, sottolineando la tragedia dell’accaduto.
Ancelotti critica la situazione, evidenziando come, in un’era di avanzata tecnologia, non si sia riusciti a prevedere una catastrofe simile. Prima di concludere la conferenza, Ancelotti fa un’osservazione amara, contestando l’idea che lo spettacolo debba sempre continuare. Ribadisce che, in situazioni come queste, il calcio non può e non deve essere al centro dell’attenzione. La sua posizione riflette un profondo rispetto per le vite umane e i sentimenti delle persone, mettendo in evidenza come, in momenti di crisi, le priorità debbano cambiare e il benessere sociale debba prevalere su eventi sportivi.