Guidavano nelle strade del Paese per lavoro, lasciando dietro di sé famiglie e amici in lutto per la strage degli autotrasportatori a Calenzano. Tra le vittime, Vincenzo Martinelli, un cinquantunenne napoletano residente a Prato, identificato come primo deceduto. Vincenzo, con una moglie e due figlie di diciotto e ventuno anni, aveva recentemente insegnato a una delle sue figlie a guidare. Appassionato di cani e caccia, era tornato a lavorare a Prato dopo un’esperienza in Germania, mancando profondamente le sue figlie.
Un’altra vittima è Carmelo Corso, cinquantasette anni, che lavorava per il Raggruppamento autotrasportatori toscani; in passato era stato guardia giurata per l’Eni. Originario di Catania, era risieduto a San Giorgio a Colonica dal 1993 con la moglie e i figli. Franco Cirelli, cinquantenne e con un passato nella brigata Folgore, era ricordato dai concittadini di Cirigliano, dove viveva con la compagna e i figli, per la sua passione per il calcio e la Juventus, con la quale aveva giocato nei campionati delle serie minori lucane.
A Sasso di Castalda, nel Potentino, l’altra vittima lucana era Gerardo Pepe, quarantacinquenne nato in Germania. Compaesani lo descrivono come un uomo dedicato al lavoro e un ottimo padre, molto affezionato alla figlia dodicenne. Infine, Davide Baronti, quarantanovenne originario della provincia di Novara, abitava a Bientina, in provincia di Pisa, dove si dedicava al tennis nei weekend per sfuggire allo stress lavorativo. Sarà organizzato un torneo in sua memoria, come segno di affetto e ricordo.
Le comunità dei rispettivi autotrasportatori stanno progettando eventi commemorativi, giornate di lutto con bandiere a mezz’asta e manifestazioni per sostenere la sicurezza sui luoghi di lavoro. Le storie di queste cinque vittime rappresentano non solo un tragico incidente, ma anche l’affetto e il rispetto per chi ha perso la vita nel tentativo di guadagnarsi da vivere e sostenere le proprie famiglie.