La corsa per la presidenza dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA) sarà tra Antonio Zappi e Alfredo Trentalange. Zappi ha ufficializzato la sua candidatura in vista delle elezioni del 14 dicembre, motivando la sua decisione con l’intenzione di creare un’AIA solida e autonoma. “Lo faccio per un’AIA che tutti devono poter chiamare casa”, ha dichiarato, sottolineando il suo impegno per il dialogo e l’innovazione, fondato sui valori dell’eccellenza arbitrale.
Zappi, 59 anni, lavora nel settore della formazione fiscale e della consulenza tributaria, e vanta un’ampia esperienza come arbitro e dirigente. La sua candidatura nasce dalla passione per l’AIA e dalla volontà di mettere a disposizione dell’associazione le competenze acquisite nel suo percorso professionale. Desidera dare nuova energia a un’istituzione che, a suo avviso, merita di essere un punto di riferimento per il calcio sia italiano che internazionale.
Nel suo programma, Zappi pone grande enfasi sui temi dell’innovazione tecnologica e della trasparenza. Sottolinea l’importanza del ruolo dell’AIA nell’evoluzione tecnologica del calcio, impegnandosi a sperimentare e migliorare strumenti come il VAR, incluso l’adozione del VAR a chiamata. “Vogliamo un arbitraggio che riduca al minimo gli errori e che garantisca certezze a tifosi e club”, ha affermato, evidenziando l’importanza della comunicazione. Se le condizioni lo permetteranno, Zappi promette di trasmettere in diretta i dialoghi tra arbitri e VAR e di introdurre interviste periodiche con i direttori di gara, per favorire una maggiore comprensione delle dinamiche arbitrali e instaurare un dialogo diretto con il pubblico.
Attualmente, l’AIA è presieduta da Carlo Pacifici, il quale ha assunto il ruolo dopo le dimissioni di Trentalange, seguite alle controversie legate all’arresto dell’allora procuratore dell’associazione, Rosario D’Onofrio, condannato poi a cinque anni di carcere. La competizione tra Zappi e Trentalange si preannuncia intensa, con entrambe le candidature che potrebbero rappresentare direzioni significative per il futuro dell’arbitraggio in Italia.